71.
La scavatrice che le Forze Speciali avevano portato dalla Virginia era enorme. I cingoli massicci issarono la sua mole gigantesca su per il pendio fino a un punto contrassegnato da una delle bandierine di Lily.
Dopo dieci minuti di spiegazioni e un po' di pratica, Pitt imparò a memoria le funzioni della leva e incominciò ad azionare da solo il colosso. Alzò la pala larga due metri e mezzo, poi la riabbassò come un artiglio ciclopico, e colpì il terreno con un clangore fragoroso.
Meno di un'ora dopo aveva scavato una trincea profonda sei metri e lunga venti sul pendio posteriore della collina. I lavori erano arrivati a questo punto quando una Blazer Chevrolet a quattro ruote motrici arrivò come un fulmine, seguita da un trasporto carico di soldati armati fino ai denti.
Le ruote non avevano ancora smesso di girare nel momento in cui balzò a terra un capitano tutto impettito che aveva l'aria dell'uomo votato alla disciplina militare e alle procedure operative.
«Questa è una zona vietata», esclamò bruscamente. «Vi avevo avvertiti due giorni fa di non tornare più. Dovete portar via la vostra attrezzatura e andarvene subito.»
Pitt scese dalla scavatrice con aria indifferente e fissò il fondo della trincea come se l'ufficiale non esistesse.
Il capitano diventò rosso in faccia e ordinò: «Sergente O'Hara, prepari gli uomini per scortare questi civili fuori dell'area».
Pitt si voltò e sorrise amabilmente. «Mi rincresce, ma noi non ci muoviamo.»
Il capitano ricambiò il sorriso con un sorriso sferzante. «Avete tre minuti per andarvene e portar via la scavatrice.»
«Vuol vedere i documenti che ci autorizzano a stare qui?»
«Non m'interessano, se non sono firmati dal generale Chandler.»
«Sono stati firmati da un'autorità superiore al suo generale.»
«Avete tre minuti», intimò il capitano. «Poi vi farò allontanare con la forza.»
Lily, Giordino e l'ammiraglio, che erano seduti a bordo della jeep Wagoneer prestata da Trinity, si avvicinarono per assistere alla scena. Lily, che indossava soltanto un corpino prendisole e un paio di calzoncini attillatissimi, passò ancheggiando davanti alla fila dei soldati.
Le donne che non hanno mai battuto il marciapiede non sanno camminare con quell'andatura seducente che sembra un fenomeno naturale, anzi tendono a esagerare in modo un po' comico. Lily non faceva eccezione alla regola, ma ai soldati la cosa non interessava per niente: la divoravano con gli occhi.
Pitt incominciava a irritarsi. Detestava gli imbecilli presuntuosi. «Lei ha solo dodici uomini, capitano, dodici genieri che hanno avuto meno di cento ore di addestramento ai combattimenti. Io ho quaranta uomini dalla mia parte, e due di loro scelti a caso sarebbero in grado di sterminare i suoi in trenta secondi e a mani nude. Non le sto chiedendo di ritirarsi. Glielo ordino.»
Il capitano girò su se stesso con noncuranza; ma a parte Pitt vide soltanto Lily che ancheggiava davanti ai genieri, l'ammiraglio Sandecker che fumava distrattamente un grosso sigaro, e un uomo che non conosceva e che aveva un braccio al collo. I due stavano appoggiati alla jeep con aria insonnolita.
Lanciò un'occhiata a Pitt, ma Pitt sembrava impassibile. Alzò una mano. «Sergente, butti fuori tutti costoro.»
Prima che i genieri avessero il tempo di muovere due passi, il colonnello Hollis apparve come per magia. L'uniforme mimetica e le mani e la faccia tinte con il cerone si confondevano alla perfezione con la vegetazione circostante. A meno di cinque metri di distanza, era quasi invisibile contro lo sfondo dei cespugli.
«Abbiamo qualche problema?» chiese Hollis al capitano con lo stesso fare benevolo di un serpente a sonagli che adocchia un topo.
Il capitano restò a bocca aperta e i suoi uomini si bloccarono. Poi si avvicinò di qualche passo e scrutò Hollis più attentamente: notò che non portava i gradi.
«Lei chi è?» latrò. «A che unità appartiene?»
«Colonnello Morton Hollis, Forze Speciali.»
«Capitano Louis Cranston, signore, 486° Battaglione del Genio.»
I due si scambiarono un saluto militare. Hollis indicò la fila dei genieri che imbracciavano le armi automatiche. «Può ordinare 'riposo' ai suoi.»
Cranston non sapeva come comportarsi di fronte a un colonnello sconosciuto che si era materializzato dal nulla. «Posso chiederle, colonnello, che cosa ci fa qui un ufficiale delle Forze Speciali?»
«Ho il compito di assicurarmi che questi signori possano svolgere una ricerca archeologica senza essere disturbati.»
«Devo rammentarle, signore, che i civili non sono ammessi in una zona militare vietata.»
«E se le dicessi che sono autorizzati a stare qui?»
«Mi dispiace, colonnello. Sono agli ordini del generale Chandler, che è stato molto esplicito. Chi non fa parte del battaglione, e questo include anche lei, signore, non può entrare...»
«Ha intenzione di buttar fuori anche me?»
«Se non mi presenta un ordine firmato dal generale Chandler», disse Cranston in tono nervoso, «obbedirò alle istruzioni ricevute.»
«Questa posizione inflessibile non le farà guadagnare una medaglia, capitano. È meglio che ci ripensi.»
Cranston si rendeva conto che l'altro stava giocando con lui, e l'idea non gli piaceva. «La prego di non causare guai, colonnello.»
«Porti via i suoi uomini e torni alla base, e non si azzardi a voltarsi indietro.»
Pitt si godeva la scena: ma a quel punto si voltò con riluttanza e si calò di nuovo nella trincea. Incominciò a rovistare nella terra. Giordino e Sandecker si avvicinarono per guardare.
Cranston esitò. Il suo antagonista aveva un grado superiore al suo, ma gli ordini erano chiari. Decise di non cedere. Se ci fosse stata un'inchiesta, il generale Chandler l'avrebbe appoggiato.
Ma prima che potesse ordinare ai suoi di sgombrare l'area, Hollis estrasse un fischietto dalla tasca e lanciò due sibili.
Come fantasmi che escono dalle tombe in un film dell'orrore, quaranta figure più simili a cespugli che a uomini si materializzarono all'improvviso e si piazzarono in cerchio intorno a Cranston e ai suoi genieri.
Negli occhi di Hollis passò un lampo velenoso. «Pum! Siete morti.»
«Ci hai chiamati, capo?» disse un cespuglio che aveva la voce del maggiore Dillinger.
Cranston perse tutta la baldanza. «Devo... devo riferire... al generale Chandler», balbettò.
«Lo faccia», disse freddamente Hollis. «E gli comunichi che ho ricevuto i miei ordini dal generale Clayton Metcalf dei capi di stato maggiore: potrà accertarlo rivolgendosi al Pentagono. Queste persone e la mia squadra non sono venute per interferire con i vostri scavi su Gongora Hill o per disturbare l'attività del generale lungo il fiume. Il nostro compito consiste nel recuperare e mettere al sicuro i manufatti romani che si trovano in superficie prima che vadano perduti o rubati. Sono stato chiaro, capitano?»
«Capisco, signore», rispose Cranston, mentre girava irrequieto lo sguardo sugli uomini che lo circondavano, sulle facce che apparivano spaventose sotto il trucco mimetico.
«Eccone un'altra!» gridò Pitt dalla trincea.
Sandecker accennò a tutti di avvicinarsi. «Ha trovato qualcosa.»
La controversia fu dimenticata per un momento; genieri e uomini delle Forze Speciali si affollarono per guardare. Pitt era carponi e rimuoveva il terriccio da un lungo oggetto metallico.
Lo liberò in pochi minuti e lo passò a Lily con la massima cura.
Lily aveva dimenticato gli atteggiamenti provocanti di poco prima ed esaminava con attenzione l'antica reliquia. «È una spada del quarto secolo con chiare caratteristiche romane», annunciò. «Quasi intatta e con poche tracce di corrosione.»
«Posso?» disse Hollis.
Lily porse la spada, e Hollis strinse l'impugnatura e alzò la lama sopra la testa. «Pensate», mormorò in tono reverente. «L'ultimo uomo che l'ha impugnata era un legionario romano.» Poi la mostrò a Cranston. «Le piacerebbe combattere una battaglia con questa anziché con un'arma da fuoco automatica?»
«Io preferirei un proiettile», mormorò pensosamente Cranston, «piuttosto che essere fatto a pezzi.»
Appena i genieri tornarono al loro accampamento, Pitt si rivolse a Hollis.
«I miei complimenti per la mimetizzazione. Avevo individuato solo tre uomini di tutta la squadra.»
«Era stranissimo», disse Lily. «Sapevamo che eravate intorno a noi ma non riuscivamo a vedervi.»
Hollis era sinceramente imbarazzato. «Siamo più abituati a mimetizzarci nella giungla o nella foresta. Questa è stata un'utile esercitazione per il terreno semi-arido.»
«Ottimo lavoro», si complimentò Sandecker, stringendogli la mano.
«Speriamo che il generale Chandler beva quello che gli riferirà il bravo capitano», disse Giordino.
«Ammesso che si prenda il disturbo di ascoltarlo», interloquì Pitt. «Il problema più urgente del generale è impedire che mezzo milione di stranieri varchi il confine e rubi le opere d'arte e i testi della biblioteca. Non ha tempo da perdere con noi.»
«E la spada romana?» chiese Hollis mostrandola.
«Tornerà nella collezione del museo di Sam.»
Hollis fissò Pitt. «Non l'ha trovata nella trincea?»
«No.»
«Cos'è, la eccita scavare buche?»
Pitt si comportò come se non l'avesse sentito. Raggiunse la cima della collina e guardò la sponda messicana. La tendopoli era raddoppiata di estensione rispetto al giorno prima. Domani notte, pensò. Topiltzin avrebbe scatenato la tempesta l'indomani notte. Si voltò verso sinistra e osservò Gongora Hill, che era un po' più alta della collina su cui si trovava.
I genieri stavano scavando esattamente dove Lily aveva piazzato i paletti quattro giorni prima. Stavano effettuando due scavi separati.
Uno era un comune tunnel, con tanto di puntelli. L'altro era una miniera a cielo aperto, un cratere nel fianco della collina. I lavori procedevano lentamente perché il generale Chandler aveva destinato gran parte dei genieri a contribuire alla difesa del confine.
Pitt si voltò e ridiscese. Si avvicinò a Hollis. «Chi è il suo miglior esperto di esplosivi?»
«Il maggiore Dillinger è un vero asso.»
«Ho bisogno di duecento chili di nitroglicerina gel C-6.»
Hollis lo fissò sbalordito. «Duecento chili di C-6? Ne bastano dieci per distruggere una corazzata. Si rende conto di quello che chiede? Il nitrogel è pericoloso, può esplodere per effetto di una scossa.»
«Mi serve anche una batteria di riflettori», continuò Pitt. «Possiamo prenderli a prestito da un gruppo rock. Riflettori, luci stroboscopiche e un impianto audio da spaccare i timpani.» Poi si rivolse a Lily.
«Lascio a te il compito di trovare un falegname che fabbrichi una cassa.»
«In nome di Dio, a che cosa ti serve tutta quella roba?» chiese Lily sgranando gli occhi per la curiosità.
«È meglio non saperlo», gemette Giordino.
«Lo spiegherò più tardi», disse Pitt.
«Mi sembra una pazzia», insisté Lily che non riusciva capire.
Aveva ragione solo a metà, pensò Pitt. Il suo piano era due volte più pazzesco di quanto Lily potesse immaginare. Ma preferiva tenere tutti all'oscuro. Pensava che non fosse il momento più adatto per dire agli altri che intendeva fare il suo numero sul palcoscenico.